LA NUOVA SANITÀ FRA TERRITORIALITÀ, DOMICILIARITÀ E TELEMEDICINA

Premessa
Nella definizione della Commissione Salute dell’Unione Europea, l’assistenza primaria è “l’erogazione
di servizi universalmente accessibili, integrati, centrati sulla persona in risposta alla maggioranza dei
problemi di salute del singolo e della comunità nel contesto di vita”. Carenze e inefficienze della Primary
Health Care si riscontrano oggi in moltissime parti del mondo, non solo in Paesi a basso reddito. La
necessità di un investimento sulla PHC era già emersa nella conferenza di Alma Ata nel 1978. Nel 2015
si è costituita la PHCPI (Primary Health Care Performance Initiative), fra il WHO, la World Bank
e la Bill & Melinda Gates Foundation, per promuovere, difendere e rafforzare la PHC a livello globale.
Al principio del 2020, la rapida e violenta diffusione del Coronavirus (SARS-CoV-2) ha posto sotto
pressione tutti i sistemi sanitari del pianeta, confermando drammaticamente la sua centralità.
Anche nel nostro Paese è da tempo aperto il dibattito sull’equilibrio fra assistenza ospedaliera e primaria.
Dal 2017 la Campagna Primary Health Care promuove il dibattito sulla necessità di una riforma del
sistema sanitario e nel 2021 ha elaborato diverse proposte (Libro Azzurro).
A livello istituzionale, tuttavia, l’attenzione si è prevalentemente focalizzata sui maggiori costi
dell’assistenza ospedaliera rispetto a quella erogata sul territorio.
La pandemia ha offerto un quadro diverso. Lo scarso investimento in PHC è stato individuato come un
fattore della limitata capacità di reazione alla pandemia, soprattutto in alcune aree del Paese. Inoltre, a
fronte delle misure organizzative individuate a livello centrale per fronteggiare i nuovi bisogni di
prevenzione e di cura senza ricorrere, quando possibile, al ricovero ospedaliero, le Regioni hanno risposto
in modo diverso: quelle che già disponevano di una solida rete di cure territoriali sono state più pronte ed
efficaci, mentre quelle più centrate sull’assistenza ospedaliera hanno incontrato maggiori difficoltà. Tale
circostanza ha ulteriormente accresciuto i timori di una differenziazione dei sistemi regionali,
riflettendosi anche sul dibattito, interrotto dalla pandemia, sulle richieste di maggiore autonomia di alcune
regioni nel quadro dell’articolo 116 Cost.
In tale quadro, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con la quota assegnata alla Missione Salute,
vorrebbe rispondere a un duplice obiettivo: l’aumento della capacità di cure sul territorio e la riduzione
delle differenze tra realtà regionali. Centrale è in questo senso la finalità intestata alla “Assistenza di
prossimità e telemedicina”, che si propone il superamento della frammentazione e della mancanza di
omogeneità dei servizi sanitari tramite “potenziamento della risposta territoriale, dell’assistenza
domiciliare, della telemedicina, per giungere a compiuti sistemi territoriali integrati con i servizi sociali”
(PNNR, missione 6).
Questo si traduce nella definizione di modelli organizzativi di assistenza, che il PNNR articola
prevedendo la realizzazione di 1.350 “Case di comunità”; il rafforzamento delle cure domiciliari;
l’attivazione di 600 COT (Centrali Operative Territoriali); l’utilizzo diffuso della telemedicina e il
rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia.
Lo scopo di tali misure è quello rendere omogenea l’assistenza primaria che, essendo sinora caratterizzata
da un’ampia autonomia organizzativa delle Regioni, va non solo rafforzata, ma anche resa più uniforme.
Si tratta di una omogeneità che punta soprattutto alla realizzazione delle prestazioni secondo criteri
qualitativi e quantitativi valevoli su tutto il territorio nazionale (secondo la nota funzione dei LEA), ma
che, più che in passato, presuppone anche una eguale capacità organizzativa di assicurare l’assistenza
richiesta. In questa prospettiva occorre tenere conto anche di quelle aree del sud del Paese, in cui le
carenze organizzative e i limiti di sostenibilità del sistema sanitario richiederanno l’adozione di modelli mirati e ulteriormente differenziati. Le misure previste dal PNRR resteranno prive di effettività se non verranno tradotte anche dal diritto in
modelli organizzativi e procedurali. L’esame dello stato dell’arte rivela, su questo punto, l’esistenza di
importanti lacune. Ricerche in grado di esaminare in maniera approfondita le conseguenze delle decisioni
sull’organizzazione dei servizi sono minoritarie nel panorama giuspubblicistico. Ad occuparsi delle scelte
organizzative sono prevalentemente le scienze economiche e aziendalistiche, che prendono in esame dati
relativi al funzionamento del sistema. Il loro approccio, tuttavia, è quello di raccogliere e analizzare le
informazioni essenzialmente nella prospettiva di una valutazione della capacità produttiva e dei costi del
sistema sanitario. Si tratta di elementi utili, ma che non esauriscono l’analisi delle ricadute sociali delle
scelte organizzative sul diritto alla salute, da integrare con la proposta di modelli giuridici adeguati.

Il progetto
Per colmare le lacune segnalate, il progetto si propone di elaborare strumenti di analisi delle politiche
sanitarie che mettano al centro l’idea di salute sottesa a ciascuna di esse, attraverso un attento studio delle
modalità di attuazione delle misure previste dal PNRR con riferimento ai servizi sanitari di prossimità.
La ricerca, in particolare, si prefigge di censire analiticamente e valutare criticamente le misure previste
nel PNRR in materia e le scelte di attuazione che di queste verranno date in termini di sistema, per
comprendere se si vada profilando una trasformazione profonda del modo in cui il sistema sanitario si
prende cura di individui e collettività o, più semplicemente, ci si trovi di fronte ad investimenti su singole
componenti del sistema, che modificheranno gli equilibri fra le parti senza che a questo consegua un
nuovo modo di guardare alla sanità e al suo ruolo nel rapporto con la collettività.
Alcuni esempi valgono a chiarire la differenza fra le due conseguenze prospettate:
– Case della comunità: la realizzazione di tali strutture può ridefinire il rapporto fra servizi sanitari
e collettività, coinvolgendo la comunità nelle scelte organizzative, nella localizzazione delle
strutture, nelle decisioni sulla architettura dei loro spazi, nella individuazione dei servizi in esse
presenti, nella formazione del personale ad esse dedicato, per fare delle Case di comunità anche
il luogo in cui ciascuno si riappropria della propria salute e contribuisce alla tutela di quella
collettiva. In alternativa, la realizzazione di queste strutture può essere tutta guidata da scelte organizzative calate dall’alto, formulate con logiche produttive, con il coinvolgimento, al più,
delle istituzioni territoriali e concretizzarsi in luogo di aggregazione di funzioni e di
professionalità, presso le quali è semplicemente possibile godere di prestazioni diverse in maniera
meglio organizzata e razionalizzata nell’accesso;
– Assistenza a domicilio: il relativo incremento può avvenire semplicemente aumentando il numero
di persone assistite nel proprio luogo di vita, oppure può concretizzarsi in un rafforzamento del
servizio, con il coinvolgimento dei servizi sociali, la previsione di sostegni economici alla
famiglia, l’attivazione delle energie della collettività, del volontariato, del terzo settore, la
valorizzazione dell’autodeterminazione della persona. Nel primo caso si prospetta il rischio di
uno spostamento degli oneri di assistenza, prima sostenuti dalle strutture, sulle famiglie e sulla
rete di relazioni delle persone assistite. Nel secondo si profila invece una revisione delle modalità
di presa in carico delle persone assistite, potenzialmente più rispettosa delle esigenze di vita e di
relazione della persona malata e non autosufficiente;
– Telemedicina: l’implementazione del servizio può avvenire semplicemente considerando le
esigenze organizzative della sanità, oppure realizzarsi in concomitanza con un investimento sulla
diffusione della banda larga, sulla formazione di pazienti e degli operatori per superare il c.d.
digital divide. Anche in questo caso, le ricadute sulla salute dei cittadini e sulla capacità di
servizio del sistema sanitario sono molto diverse;
Scelte organizzative che, a un primo sguardo, possono apparire solo ‘tecniche’, hanno ricadute importanti
non solo sui servizi, ma anche sui diritti, sulla salute dell’individuo e della collettività. Per poterle
comprendere, occorre un approccio scientifico che affianchi alla capacità di analizzare l’organizzazione,
quella di apprezzarne gli effetti sui diritti. In questa prospettiva la ricerca si presenta come di grande
rilevanza nel panorama scientifico nazionale e internazionale, proponendosi di arricchire gli strumenti di
analisi del rapporto fra organizzazione e diritti, oltre che attraverso l’elaborazione di modelli di indagine,
anche attraverso il monitoraggio di una fase di trasformazione che offre molti spunti di analisi. Grazie a
questo sarà possibile anche fornire strumenti di conoscenza che possano guidare gli atti di indirizzo del
livello centrale e le decisioni attuative a livello regionale.

Gli obiettivi del progetto
Comprendere immediatamente l’idea di sanità che prende corpo nell’attuazione del PNRR non risponde,
quindi, solo a esigenze di conoscenza scientifica, ma è essenziale per orientare le scelte nazionali, che
devono muovere dalla consapevolezza delle ricadute di sistema delle misure previste e della loro
attuazione, ma anche per governare le decisioni regionali che, pur potendo legittimamente differenziarsi
in ordine ad alcuni aspetti, non possono certo dare luogo a visioni diverse del servizio sanitario e del suo
ruolo nel proprio territorio. Accanto a questo appare essenziale comprendere se si stia prospettando una
ridefinizione del ruolo regionale nel quadro di quella che sembra una tendenza alla nuova centralizzazione
nell’amministrazione della sanità.
Di qui l’importanza di seguire sin d’ora la realizzazione del PNRR, a partire dal nuovo decreto
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ministeriale recante Standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza
territoriale (cd. “decreto 71”, con allusione al d.m. 70/2015, con il quale sono stati definiti gli standard
nazionali dell’assistenza ospedaliera), che le Regioni sono chiamate a recepire con un provvedimento
generale di programmazione. Lo studio di questi atti potrà fornire chiavi di lettura in grado di rivelare le
logiche impiegate e prefigurarne le conseguenze, anche per fornire strumenti di indirizzo e di
monitoraggio che vadano oltre la dimensione dei costi e dei tempi.

I risultati attesi
Dalla realizzazione del progetto ci si attende:
– L’approfondimento dei modelli organizzativi della sanità territoriale, per evidenziarne differenze
e ricadute sulla salute individuale e collettiva.
– L’individuazione di modelli procedurali finalizzati a rendere effettivo il paradigma della salute
“di prossimità” (forme di consultazione, valutazioni di impatto, informazione pubblica,
trasparenza, responsabilità, ecc…).
– La elaborazione di chiavi di lettura che possano aiutare a leggere le trasformazioni organizzative
della sanità nazionale e regionale nel corso del loro svolgersi, per poterle interpretare e governare,
anche a fini di garanzia dell’eguaglianza.
– La elaborazione di strumenti di monitoraggio della realizzazione delle misure del PNRR che
vadano oltre la mera misurazione economica e temporale dell’attuazione, anche per coglierne il
potenziale sostegno allo sviluppo di una politica sanitaria europea.
– Lo sviluppo delle conoscenze scientifiche sul sistema sanitario nazionale, che richiedono di essere
aggiornate alla luce delle trasformazioni impresse al sistema dalla pandemia e dalle reazioni che
ad essa sono seguite in termini di revisione dell’organizzazione e del funzionamento dei servizi.
– L’avanzamento delle conoscenze sul rapporto fra modelli organizzativi sviluppati in ambito
nazionale e regionale e la definizione di salute e del diritto alla sua tutela e soddisfazione, il ruolo
della persona che ne è portatrice e della comunità a cui appartiene.
– L’avanzamento delle conoscenze in ordine al concetto di salute territoriale, che si va ridefinendo
oggi nel quadro della tensione fra localizzazione di prossimità, domiciliarità come setting
privilegiato di assistenza e dimensione fisiologicamente non territoriale della telemedicina.
Il piano di ricerca
Nell’ottica della fattibilità della ricerca, appare necessario isolare alcuni ambiti chiave, lo studio dei quali
può fornire indicazioni significative sul modello di sanità che si viene prefigurando e sulle sue ricadute
sull’idea di salute e di uguaglianza nel godimento dei servizi che danno corpo al relativo diritto, ma anche
sull’idea di persona titolare del diritto stesso e di collettività nell’interesse della quale si opera. Gli aspetti
dei quali sarà essenziale monitorare l’attuazione sono:
a. La sanità territoriale, declinata in senso ampio come bacino ottimale per misurare la
capacità del sistema di intercettare e soddisfare l’esigenza sanitaria in termini non solo
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efficientistici ma anche antropologici, nel presupposto che l’attuazione regionale delle
misure che riguardano il suo rafforzamento sia un banco di prova della differenziazione
nell’organizzazione dei servizi e delle sue ricadute sull’uguaglianza del diritto alla salute.
b. L’assistenza domiciliare, che, nel suo impatto sulla dimensione individuale e relazionale
(familiari, care givers, ecc…) della persona, costituisce un indicatore formidabile del
modo di intendere il diritto alla salute dell’individuo e il ruolo di istituzioni e comunità
nella sua garanzia.
c. La digitalizzazione dei servizi sanitari, che, nel suo rileggere la dimensione spaziale e di
prossimità, si presta ad essere rivelatrice, insieme, sia di una idea di sanità
extraospedaliera, sia del modo di concepire la cura e la presa in carico della persona.
I tre ambiti selezionati si prestano a fornire preziose indicazioni sulle trasformazioni dei servizi sanitari
da un duplice punto di vista: quello relativo a ciascuno di essi singolarmente preso e quello concernente
la relazione che si creerà fra loro e gli effetti che ne deriveranno. Solo mantenendo questo duplice piano
di analisi sarà possibile cogliere le trasformazioni profonde del sistema.
La ricerca intende seguire l’avvio dell’attuazione del PNRR in questi ambiti, allo scopo di monitorare le
azioni di realizzazione delle misure previste dal punto di vista de:
– le problematiche di ordine applicativo che ne derivano,
– le modificazioni di sistema che ne discendono,
– l’impatto sull’idea di cura individuale e di salute collettiva
– le conseguenze sulle relazioni istituzionali
A tal fine si procederà come segue:
1. Per tutta la durata del progetto si censiranno analiticamente e valuteranno criticamente gli atti
normativi e programmatici a livello nazionale e regionale incidenti nel campo oggetto della
ricerca.
2. Nel corso del primo anno si provvederà a:
a. Analizzare l’attuazione delle misure di rafforzamento della sanità territoriale a
livello regionale, sia attraverso la ricostruzione per tutte le regioni di un quadro
generale, sia per il tramite di una analisi approfondita che prenderà a riferimento
Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia. La selezione deriva dalla consapevolezza del
fatto che si tratta di regioni che presentano un alto grado di omogeneità dello sviluppo
raggiunto dai propri sistemi sanitari, che hanno avanzato una richiesta di maggiore
autonomia ai sensi dell’art. 116, comma 3 Cost. e che si sono caratterizzate anche per
una progressiva differenziazione delle scelte organizzative effettuate sul ruolo
dell’assistenza territoriale e della sua integrazione con la componente sociale.
Verificare la possibile estensione di tale modello organizzativo prototipale alle altre
Regioni, con particolare attenzione a quelle del Mezzogiorno;
b. Analisi approfondita di alcune soluzioni organizzative realizzate da aziende territoriali
nel quadro dell’erogazione dell’assistenza domiciliare. I casi sottoposti ad analisi
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saranno individuati attraverso un esame delle soluzioni aziendali più significative. Si
procederà quindi alla ricostruzione dell’assistenza domiciliare con riferimento a: le
differenze territoriali, i tratti comuni, l’impatto delle misure di rafforzamento e la
ricaduta della valorizzazione di tale setting assistenziale su individuo, famiglia e
comunità.
c. Analisi delle misure collegate a digitalizzazione e telemedicina nell’attuazione
nazionale e regionale, con particolare riferimento all’impatto sulla costruzione delle
reti di prossimità nell’assistenza territoriale e sull’incremento delle persone assistite a
livello domiciliare.
Nel corso del secondo anno, oltre a proseguire nell’attività di analisi e monitoraggio, una volta
identificati i fattori chiave che orientano l’attuazione delle misure previste dal PNRR nei tre
ambiti della sanità territoriale, della assistenza domiciliare e della digitalizzazione, si
procederà a:
o Testare i parametri di analisi delle scelte organizzative effettuate e della loro ricaduta sulla
salute individuale e collettiva.
o Elaborare modelli ricostruttivi utili ad inquadrare tali aspetti in maniera efficace.
o Contribuire al dibattito internazionale sulla Primary Healt Care, inserendosi nella
discussione aperta dal WHO, con il documento “ Building the economic case for primary
health care: a scoping review”, Geneva, 2018, proseguito dall’OECD con la
pubblicazione di “Realising the full potential of primary health care”, OECD Publishing,
Paris, 2020 e rilanciato nel 2022 dalla Lancet Global Health Commission on financing
primary health care.
o Confrontare le soluzioni adottate in Italia nelle diverse regioni e le riorganizzazioni della
PHC in altre realtà europee che hanno operato investimenti in tal senso dopo la pandemia,
attraverso l’organizzazione di incontri di dibattito fra gli studiosi coinvolti nel progetto e
studiosi di altri Paesi europei.

Ruolo delle Unità coinvolte
L’attività progettuale si svolgerà a due livelli. Ciascuna delle tre Unità affronterà un ambito dei tre
individuati come significativi e, con il coordinamento dell’Unità PI, si elaboreranno gli studi e i modelli
trasversali in sessioni di lavoro comuni, condotte a distanza e in presenza.
Di seguito si presentano in dettaglio le attività delle singole unità:
1. Università degli Studi di Perugia
L’Unità ha sia compiti di analisi di uno degli ambiti selezionati, sia compiti di coordinamento
del lavoro comune. Con riferimento a quest’ultima attività, si occuperà di:
o garantire uniformità alle attività di monitoraggio e analisi svolte dai diversi gruppi di
lavoro; o di coordinare la elaborazione dei modelli di riferimento per valutare l’impatto delle
soluzioni organizzative adottate dalle diverse realtà regionali;
o di curare la realizzazione di Open-Access Working Papers da parte delle diverse Unità sia
singolarmente, sia in coordinamento fra di loro;
o di curare le pubblicazioni finali nelle quali si darà dei risultati della ricerca e presentare in
maniera complessiva le conclusioni scientifiche alle quali si è pervenuti.
Per quanto riguarda l’ambito di studio selezionato, l’Unità si occuperà di affrontare il nodo
dell’assistenza domiciliare. Nel quadro del rafforzamento dell’assistenza territoriale,
l’assistenza domiciliare viene presentata come il setting assistenziale privilegiato, con
l’obbiettivo di incrementare il numero delle persone curate a domicilio fino ad arrivare ad una
fornitura di tale tipo di assistenza al 10% degli ultrasessantacinquenni. E’ un obiettivo
ambizioso che non passa unicamente attraverso un investimento sui servizi erogati
nell’ambiente di vita, ma richiede un coordinato rafforzamento della medicina di base e
distrettuale e un coerente incremento della capacità tecnologica del sistema sanitario e degli
strumenti di telemedicina. Il principio della “casa come primo luogo di cura”, si presta quindi
a divenire il banco di prova della riuscita dell’investimento complessivo sui servizi per la
salute e al tempo stesso a fornire indicazioni essenziali sul modo di intendere la persona e la
sua salute nel quadro del funzionamento dei servizi sanitari. In questa prospettiva le differenze
nel modo di organizzare questo setting assistenziale a livello regionale sono indicatori
essenziali sul modo in cui si dovrà intervenire a rafforzare la domiciliarità. Nella stessa ottica,
occorrerà prendere in considerazione la capacità del servizio di assicurare le prestazioni
richieste nel quadro di una presa in carico complessiva della persona. In tale ambito diviene
essenziale l’indagine sul ruolo dei servizi sociali, anche qui spesso diversificato a livello
regionale.
L’Unità di Perugia procederà come segue:
o Si esamineranno i diversi modelli di organizzazione dell’assistenza domiciliare
attualmente presenti nelle diverse regioni italiane, tenendo conto anche del diverso
ruolo che in essi gioca il contributo e l’integrazione con i servizi sociali.
o Si evidenzieranno i limiti dell’assistenza attualmente erogata, in modo da focalizzare
l’attenzione sulle misure necessarie per superarli, stimolando il dibattito anche a
livello istituzionale, per evitare che l’investimento su tale setting assistenziale si
traduca in un semplice aumento del numero di pazienti a cui vengono erogati servizi
a domicilio
o Si monitoreranno i modelli di attuazione delle misure previste dal PNRR nelle diverse
regioni, con focus dedicati a casi specifici anche attraverso tavoli con operatori.
o Si monitorerà il ruolo dei servizi sociali in diverse realtà regionali, anche alla luce di
quanto previsto dalla legge 231 del 2021 (commi 159 e ss.) sui livelli essenziali delle
prestazioni sociali in materia di assistenza domiciliare.
o Si prenderanno in esame le sperimentazioni di partecipazione e amministrazione
condivisa per il sostegno dell’assistenza a domicilio delle persone malate croniche e
con disabilità.
Si esaminerà il possibile impatto di un aumento consistente del numero di persone
curate a domicilio su famiglia, caregiver e comunità di relazione della persona
assistita.
2. Alma Mater Studiorum-Università degli studi di BOLOGNA
L’Unità curerà, oltre agli Open-Access Working Papers di ambito e ai seminari tematici,
l’organizzazione del convegno nazionale di disseminazione dei risultati della ricerca comune.
Quanto al tema specifico di studio si occuperà di analizzare e monitorare l’attuazione da parte
delle tre Regioni selezionate (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) dei nuovi modelli
organizzativi per la sanità sul territorio, anche in relazione alle delle Case di Comunità e agli
Ospedali di Comunità ed il loro inserimento nel sistema degli attori pubblici e privati su cui
attualmente fa perno il sistema dell’assistenza territoriale. Si tratta di punti di partenza in parte
diversi (si vedano i dati riportati nel rapporto del Servizio studi Affari sociali della Camera
dei deputati n. 144 del 1° marzo 2021), dai quali è probabile attendersi anche scelte diverse
(o diversi risultati) in sede di attuazione del PNNR. E’ ad esempio il caso delle Case di
comunità, presenti al momento solo in alcune realtà, pensate come punti di riferimento per la
risposta ai bisogni di natura sanitaria, sociosanitaria e sociale per la popolazione interessata,
ma divenute in molti casi un mero accorpamento di alcuni servizi senza altro valore aggiunto.
Si tratta di un obiettivo di grande rilevanza e complessità che pone i sistemi sanitari regionali
dinanzi ad una esigenza di maggiore integrazione rispetto a quanto sinora fatto.
L’Unità procederà come segue:
o Si analizzeranno le scelte relative alla individuazione dei bacini ottimali entro i quali
collocare le nuove strutture, per verificare il loro impatto innovativo sull’attuale
articolazione dei servizi, tramite la comparazione dei provvedimenti generali di
programmazione dell’Assistenza territoriale che le Regioni sono chiamate ad adottare.
o Si entrerà poi nello specifico dell’attuazione dei singoli standard previsti a livello
nazionale da parte delle tre Regioni, comparando punti di forza e debolezza.
o Si valuteranno le scelte compiute in ordine all’ulteriore integrazione tra assistenza
sanitaria e sociale, alla luce dei nuovi indirizzi previsti dalla programmazione nazionale.
o Si prenderanno in considerazione le diverse declinazioni regionali dei ruoli assegnati
anche alle nuove professionalità coinvolte nel disegno di assistenza territoriale (psicologo,
infermiere di famiglia o comunità, farmacista, medico di famiglia).
o Si prenderanno infine in considerazione i compiti assegnati ad aziende ospedaliere e
IRCCS in questo nuovo scenario. In particolare, sarà attivato un confronto con gli Istituti
ortopedici Rizzoli, realtà di riferimento nazionale per il settore.
Le attività di ricerca si svolgeranno presso il Centro studi di Diritto sanitario della Scuola di
specializzazione in Studi sull’amministrazione pubblica – Spisa dell’Alma Mater Studiorum
– Università di Bologna.

3. Università degli studi di ROMA Tre
L’Unità curerà, oltre ai Open-Access Working Papers di ambito e ai seminari tematici,
l’organizzazione del convegno internazionale di disseminazione dei risultati della ricerca
comune. Si occuperà inoltre di attivare un apposito spazio web per mettere in rete i WP di
tutte le unità e gli altri materiali utili alla ricerca.
Quanto all’area tematica di studio, l’Unità si occuperà di verificare in che modo
digitalizzazione e telemedicina contribuiscano alla riforma della medicina territoriale a livello
nazionale e regionale. Si tratta di servizi a cui il PNRR riconosce un ruolo chiave non solo
nell’investimento in materia di salute, ma anche in rapporto all’obiettivo della
“digitalizzazione e innovazione di processi, prodotti e servizi” nel contesto della Misura 5
dedicata alle infrastrutture sociali. In tal modo si intende innovare l’erogazione di servizi di
assistenza sanitaria e proporre uno strumento abilitante innovativo per la riorganizzazione
dell’assistenza territoriale, rendendola più vicina alla comunità, di qualità, personalizzata e
orientata a una presa in carico integrata socio-sanitaria del paziente.
Pur essendo per natura a-territoriale, la telemedicina potrebbe rappresentare la chiave per
raggiungere il territorio, soprattutto in situazioni che non consentono un sicuro contatto in
presenza.
L’Unità di Roma Tre procederà come segue:
o Si esamineranno le caratteristiche dei progetti target e le ricadute della loro
dimensione ultraregionale.
o Si prenderanno in considerazione le intersezioni fra il livello nazionale e quello
regionale della telemedicina e il modo in cui i risultati che si mira a raggiungere in
termini di potenziamento della telemedicina territoriale contribuiscono a rafforzare
l’infrastruttura tecnologica nazionale.
o Muovendo dall’analisi di tale doppia dimensione della telemedicina, si analizzeranno
le modificazioni nei modelli istituzionali, focalizzando l’attenzione sulle
problematiche di ordine applicativo che ne deriveranno.
o Si elaboreranno modelli e soluzioni giuridiche utili alla piena realizzazione degli
obiettivi del PNNR, sciogliendo alcuni dei nodi già emergenti dalla lettura della bozza
di “decreto 71”, raccordando la dimensione “virtuale” dei servizi di telemedicina e
quella dell’interazione tra le persone fisiche che li erogano e li ricevono.
o Si indagherà sul ruolo delle farmacie nel favorire l’accesso a prestazioni di telemedicina
da parte dei cittadini dei piccoli centri urbani.
o Si indagherà sul ruolo delle imprese sociali (ad es. “imprese di comunità”) nel favorire
l’accesso a prestazioni di telemedicina.
o Si analizzerà il rapporto fra telemedicina/teleassistenza e relazione medico/professionista sanitario/paziente anche considerando che l’analisi dell’idoneità del
“profilo tecnologico” del secondo è attribuita alla responsabilità professionale dei
primi.

Possibili applicazioni dei risultati della ricerca
I risultati del progetto potranno avere un importante applicazione alle politiche pubbliche di
innovazione dell’organizzazione sanitaria. Si tratta di politiche di estrema complessità che
richiedono conoscenze tecniche, ampiamente a disposizione dei decisori politici, ma che si possono
avvantaggiare anche di elaborazioni teoriche che affrontino il tema dell’organizzazione sanitaria da
prospettive diverse.
Il progetto, ponendosi l’obiettivo di studiare i diversi modelli di organizzazione territoriale realizzati
in attuazione del PNRR e mirando anche a fornire nuove chiavi di lettura può arricchire gli strumenti
di conoscenza per l’elaborazione delle politiche pubbliche, con particolare riferimento a temi quali: – Il rapporto fra salute primaria e territorio, approfondendo sia la questione della localizzazione
dei servizi in una prospettiva “tradizionale” di vicinanza alla collettività servita, sia in una
prospettiva inedita di superamento della dimensione territoriale attraverso gli strumenti della
digitalizzazione e della telemedicina. – Il rapporto fra incremento delle cure a domicilio e oneri per caregivers e famiglie,
fondamentale per governare i processi di avvicinamento della cura al luogo di vita, evitando
di amplificare le diseguaglianze che derivano dai determinanti sociali della salute. – Il rapporto fra digitalizzazione dei servizi e organizzazione della sanità, affrontando le
ricadute di tale processo sull’idea di cura e sulla responsabilità etica e giuridica degli
operatori e delle amministrazioni sanitarie.
Fra i prodotti della ricerca quelli che potranno avere un maggiore impatto per la qualità delle
politiche pubbliche nazionali e locali sono: – La produzione, da parte del gruppo di ricerca, di analisi di impatto delle singole scelte
effettuate sui sistemi sanitari regionali, nonché di modelli interpretativi dell’effetto delle
soluzioni organizzative sul diritto alla salute, ma anche sul ruolo della comunità e
dell’individuo nella sua tutela. – La produzione di Open Access Working Papers contenenti approfondimenti settoriali, che
esamineranno le diverse soluzioni organizzative possibili e le conseguenze di quelle attuali e
di quelle eventualmente prospettate. – L’attivazione di seminari con decisori e operatori per esaminare le diverse soluzioni possibili
e le loro conseguenze, anche con il supporto dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari
Regionali.